Quando Andrea Pierantoni, educatore, rientra a casa dopo un turno di lavoro, racconta di sentirsi sereno nonostante tutta la fatica della giornata. Ma anche stupito: e lo dice senza timore, perché a volte i casi che vengono affrontati alla “Lega” sono così complessi, le disabilità così severe, che le famiglie arrivano letteralmente svuotate di ogni speranza di avere anche un pur minimo miglioramento, con l’idea, spesso, di percorrere un’altra strada per non lasciare niente di intentato per quei figli così amati.
E Andrea, insieme all’equipe che lavora a tutto tondo sugli utenti, sa che non deve mai concentrarsi sui no: perché la caratteristica più preziosa del metodo della Lega del Filo d’Oro è proprio il puntare l’attenzione su tutte le potenzialità residue, sui sì che quel bambino, ragazzo o adulto sarà ancora in grado di dire. Non parliamo di passeggiate, ma di scalate che durano tutta la vita, dure come quelle che con gli adulti fanno sul Gran Sasso durante i soggiorni estivi.
Eppure la meraviglia di poter aiutare qualcuno a raggiungere la sua vetta personale dà una soddisfazione incalcolabile. Andrea dice anche che gli studi sono fondamentali, ma ogni persona è un universo a sé: con ognuno bisogna trovare la strada giusta, avere il coraggio di oltrepassare porte che sembrano destinate a non aprirsi mai, per aiutare tutti ad essere più realizzati e felici possibile.
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