Coronavirus: Il Presidente del Comitato delle Persone Sordocieche e il Presidente del Comitato delle Famiglie
![Francesco Mercurio, presidente Comitato delle Persone Sordocieche Lega del Filo d'Oro](https://legadelfilodoro-cdn.thron.com/delivery/public/image/legadelfilodoro/31960ddf-f58b-4446-a6b6-801e79773fd7/ccqigg/std/1920x0/Legadelfilodoro_Francesco_Mercurio_news_marzo20.jpg)
Francesco Mercurio, Presidente del Comitato delle Persone Sordocieche spiega come in questi giorni si stia vivendo una condizione di particolare difficoltà e preoccupazione dovuta alle restrizioni imposte dalle misure di contenimento del coronavirus:
“Questa situazione, difficile per tutti, mette a dura prova chi già viveva una vita difficile prima. La caratteristica di questo virus, infatti, è che si può trasmettere anche con il contatto delle mani. E questo è atroce per chi, come noi persone sordocieche, attraverso il tatto si orienta e comunica con il mondo. Per noi avere accesso ai presidi sanitari di prevenzione è necessario per allentare la morsa dell’isolamento a cui siamo stati confinati.
Non chiediamo deroghe alla normativa, siamo consapevoli che il virus non ne ammette. Tuttavia, il contatto rappresenta per noi una questione di vitale importanza e vorremmo che questa vicinanza necessaria alla comunicazione delle cose essenziali e allo svolgimento delle attività della vita quotidiana, avvenisse in sicurezza per noi e per le persone che ci aiutano.”
Rosa Francioli, Presidente del Comitato delle Famiglie, invece si fa portavoce delle esigenze di chi sta accanto alle persone sordocieche e pluriminorate ogni giorno:
“Molte delle difficoltà legate alla sordocecità, sono normalmente sopperite dalle reti: la rete dei servizi, la rete familiare, la rete amicale ed il volontariato. L'attuale emergenza ha di colpo stroncato gran parte di queste possibilità. Sono garantiti solo i servizi residenziali. Ma la stragrande maggioranza delle famiglie che faceva riferimento ad altre risorse, come ad esempio i centri diurni, oggi ne sono rimaste completamente scoperte e si trovano da sole ad affrontare enormi difficoltà. Una di queste è la conciliazione famiglia e lavoro, con l’impegno di cura solo parzialmente colmata dal recente decreto. Ma penso anche alle famiglie monoparentali dove diventa un problema anche andare a fare la spesa.
Garantire una rete, anche minima, di supporto domiciliare per far fronte ai bisogni primari è il nostro appello. Lo Stato fino ad oggi ha contato molto sulla rete del volontariato per sopperire alla carenza di servizi. All'improvviso questa è venuta meno, se non per quella strettamente legata agli ospedali. Ci sono persone che, con le dovute precauzioni, potrebbero e vorrebbero aiutare chi si trova in una situazione di necessità. Ma tra i motivi che consentono lo spostamento dal proprio domicilio, rientrano solo quelli di lavoro e di necessità personale e familiare e non di altre persone. Questo è un grosso limite”.