“Sono innamorato di mio figlio”. Se le vite avessero un titolo, questo apparterrebbe a Gianfranco, il papà di Alberto. Un padre che insieme alla moglie Daniela ha preso in mano il timone della vita del figlio colpito da una grave meningite virale a pochi mesi e ha cercato di condurlo verso un mare meno agitato. Alberto è un bambino sordocieco e affronta sessanta operazioni in sette anni: è difficile immaginare cosa può esserci nel cuore di un papà che per sessanta volte in pochi anni si ferma fuori dalla sala operatoria, senza sapere che ne sarà di suo figlio.
Eppure Alberto, circondando dall’amore e dall’attenzione dei genitori e della sorella Franca, sopravvive e cresce. Ma serve qualcosa in più, qualcosa che permetta a tutti di aiutare il bambino a sviluppare una strategia, che lo aiuti a comunicare e relazionarsi con il mondo.
Gianfranco e Daniela prendono la famiglia e la portano a Osimo (loro che sono originari dell’Isola dell’Elba e senza “lo scoglio” si sentono persi) per andare nella casa della Lega del Filo d’Oro. Nel 1982, con il cuore pesante, con la sensazione di non sapere se quella fosse la strada giusta per aprire un varco nel buio e nel silenzio che tenevano stretti Alberto, ne varcano le porte.
Prima una visita, poi un soggiorno più lungo, infine osimani di adozione.
E lì, questo papà volitivo e testardo, scopre che il suo Alberto viene visto in maniera differente: non più cartella clinica ma persona. Non più “cosa non riesce a fare” ma “cosa può riuscire a fare”. Qui impara che gli obbiettivi si raggiungono tentando tante strade diverse, facendo esperimenti, lavorando con esercizi di cui a distanza di tanti anni conserva ancora i quaderni.
Il lavoro di Gianfranco dà lo spunto per inventare il primo calendario tattile creato alla Lega. Lui è un marittimo e trascorre lontano da casa 15 giorni al mese ed è praticamente impossibile trasmettere ad Alberto la percezione del fatto che il papà va, ma poi ritorna. Ma il calendario risolve questo problema: quindici barchette in compensato e quindici casette, per misurare il tempo che papà passava in mare.
La vita di Alberto e della sua famiglia, un passo dopo l’altro, si affianca a quella della “Lega”. Lui diventa il protagonista del primo spot televisivo. E papà Gianfranco diventa la voce di Alberto al Maurizio Costanzo Show, da Mike Bongiorno, per chiedere a tutta l’Italia di continuare a sostenere i programmi che stavano trasformando la vita di Alberto e di tanti altri.
E confessa che alla “Lega” si aiutano non solo i ragazzi, ma l’intera famiglia, anche se sembra impossibile da credere.
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Nel frattempo Alberto è cresciuto e un altro pensiero accompagna Gianfranco: “il dopo di noi” il sapere che, dopo di lui, dopo mamma Daniela, ci saranno altre persone “innamorate” e pronte a continuare a prendersi cura di suo figlio. Ed è consapevole che ci sei tu, che hai camminato accanto ad Alberto per tutti questi anni e non lo lascerai solo.