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Matteo, piccolo utente del Centro Diagnostico, ride in braccio alla sua educatrice che batte le mani e gioca con lui. L'educatrice indossa camice monouso e mascherina chirurgica
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Alberto, un utente della Lega del Filo d'Oro, e un'operatrice ridono di gusto insieme.
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Andrea e Eleonora, due centralinisti della Lega del Filo d'Oro, sono fotografati mentre lavorano. Eleonora ha la cornetta del telefono appoggiata all'orecchio ed è seduta alla scrivania. Andrea sta lavorando al computer. Entrambi guardano verso la fotocamera.
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Una vista aerea del Centro Nazionale della Lega del Filo d'Oro di Osimo, una nuova grande casa per le persone sordocieche
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Le nostre storie

A Osimo mettiamo tutti una marcia in più

Abbiamo scoperto che nostro figlio può fare e dare tanto

Andrea quando ha sete schiocca la lingua, quando ha sonno gratta il palmo della mano della persona che gli è accanto e per dire “basta” incrocia le mani davanti al viso: «È stata la Lega del Filo d’Oro che ci ha insegnato a cogliere il significato di alcuni suoi gesti e a darci la possibilità di comunicare con lui», dice mamma Lola.

Andrea vive a Messina, ha appena compiuto 7 anni e frequenta la prima elementare. Dice solo una parola, mamma, che è un po’ il suo modo anche per chiedere aiuto. Una diagnosi definitiva ancora non ce l’ha: molto probabilmente la sua è una mutazione genetica rara battezzata con la sigla ALG3. «Ci interessa arrivare a una diagnosi per sapere cosa aspettarci in futuro e per capire su cosa puntare nella riabilitazione, ma nella quotidianità quello che abbiamo sempre fatto e che continueremo a fare è cercare di mettere un mattoncino dopo l’altro per far star bene Andrea. Non sarà un’etichetta a cambiare le cose», spiega la mamma.

Alla Lega del Filo d’Oro sono arrivati quando Andrea aveva due anni e mezzo, per il primo trattamento precoce: a Osimo sono già stati quattro volte, rimanendo sempre tutti e tre, perché – dice Lola – «questa è una riabilitazione per tutta la famiglia, non solo per lui, vorremmo poter tornare più spesso». A Osimo «lo vediamo trasformarsi. È come se, circondato da tutto quell’amore e da tutti quegli stimoli, mettesse una marcia in più. Ma anche noi impariamo tante cose, a cominciare dal non avere paura di lasciare che faccia le sue piccole esplorazioni. La Lega del Filo d’Oro ci ha fatto vedere nostro figlio in un altro modo: in tanti prima ci avevano detto che il deficit c’era e poteva solo aumentare, invece abbiamo scoperto un bambino che può fare tanto e che può anche dare tanto. Un suo sorriso o una carezza, oggi, sono come un colpo di spugna sulla giornata più buia».