676 grammi di coraggio: questo è stato Gabriele, bimbo prematuro, alla nascita.
Una nascita avvenuta molto prima del tempo previsto, dopo la quale si è scoperta una sindrome rara.
E dieci sono state le operazioni affrontate solo nel primo anno di vita: una situazione che avrebbe sconfitto chiunque. Ma Gabriele aveva vicino mamma e papà, che non hanno esitato neppure un attimo, che l’hanno sostenuto in ogni istante.
E che hanno avuto l’intuizione di chiamare la Lega del Filo d’Oro, per provare a vedere se lì qualcuno potesse rispondere alla domanda che ogni genitore si pone in queste situazioni “E adesso cosa faccio?” Una risposta è arrivata dalla voce di Patrizia Ceccarani, Direttore Tecnico Scientifico della Lega del Filo d’Oro: un “ci siamo” che ha aperto le porte di un futuro diverso per Gabriele e per la sua famiglia.
Un futuro che è diventato un presente fatto di impegno e lavoro giornaliero, con un progetto totalmente tagliato su misura per il bambino disabile.
E quando è così piccolo, come Gabriele, l’équipe della “Lega” ha la possibilità di andare a scoprire e accentuare ogni residuo sensoriale, di mettere in piedi tanti piccoli Sì che posti uno accanto all’altro possono trasformare una vita.
Iniziare il trattamento di un bambino sordocieco o con pluridisabilità psicosensoriale quando è così piccolo significa infatti metterlo più facilmente e rapidamente in grado di comunicare con il mondo esterno.
Per Gabriele ad esempio è stato pensato un percorso educativo-riabilitativo personalizzato, fatto di stimolazioni sensoriali, visive e tattili, per consentirgli il più possibile di fare esperienze.
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Nonostante il distaccamento della retina subito durante i primi mesi di vita, Gabriele percepisce ancora la luce e il livello cognitivo è buono.
La fisioterapia e la logopedia si sono dimostrate fondamentali nel percorso di questo bimbo prematuro, così come la possibilità di indicare quali sono gli ausili migliori. Anche un seggiolone, in un bambino come Gabriele, può fare la differenza.
Certo, come dice mamma Maria, il sogno è che tutto accada in fretta: ogni risultato ti fa vedere la possibilità che subito dopo ce ne sia un altro. Ma da Gabriele ha imparato anche la gioia delle piccole cose, di quelle che pensava non sarebbero mai arrivate e invece piano piano si mostrano.
Anche la bombola di ossigeno, con cui Gabriele è arrivato al centro di Osimo e dalla quale i genitori pensavano non si sarebbe mai liberato, adesso è solo un ricordo, grazie all’autonomia conquistata qui. Adesso bisogna costruire nuovi ricordi belli, creare nuovi traguardi da raggiungere: e con il tuo aiuto e il tuo sostegno Gabriele ci riuscirà.