Ci sono madri che vedono per la prima volta il viso del figlio in una sala parto e mamme, come Ann, che lo scorgono a Calcutta tra i più poveri dei poveri.
È lì che ha conosciuto la sua Rekha, nel 1997.
Appena quattro anni e una vita impossibile da affrontare: in un mondo dove solo i più forti vanno avanti, Rekha era nata con una disabilità sensoriale che comporta essere senza occhi, con un ritardo mentale e una sindrome simile all’autismo.
Ann era in India per seguire il suo personale e generoso percorso che l’aveva portata a conoscere Madre Teresa di Calcutta prima e ad impegnarsi come volontaria nelle case da lei realizzate poi. E proprio in una di esse si trova per la prima volta faccia a faccia con la piccola Rekha, che nonostante la sua condizione aveva la forza di sorridere. E quel sorriso Ann se lo portò via nel cuore, cucito così a fondo che inizia a viaggiare tra Milano, dove viveva e lavorava come traduttrice, e Calcutta.
Cerca con ogni mezzo una famiglia che possa dare a Rekha quello che le era stato tolto all’inizio della sua vita e prega di poter trovare delle braccia accoglienti in grado di sollevarla dallo slum di Calcutta. Fino a quando un giorno capisce che quelle braccia pronte ad accogliere la piccola non potevano che essere le sue. Chiama l’ambasciata americana e fa partire tutte le procedure: nel giro di un anno sono entrambe in Italia.
Ann pensa subito che il posto giusto per trovare gli strumenti adatti a Rekha è la Lega del Filo d’Oro, dove ci si occupa non solo di sordocecità, ma anche di disabilità sensoriali, come nel caso della sua bimba.
Ann ha chiara la percezione che se un’equipe come quella presente lì avesse preso in carico sua figlia fin dai primissimi anni di vita, come accade con tanti bimbi portati alla “Lega” ancora piccolissimi, ci sarebbe stata una maggiore possibilità di successo in tanti campi.
Ma non si arrende ed è pronta a fare del suo meglio per non lasciare sola Rekha, mentre gli educatori e i medici iniziano a studiare e valutare tutti i punti di forza della bimba.
E ancora una volta dimostrano che in un’alta foresta di “no”, esistono tanti “sì”, piccoli fiori nascosti alla vista dei più, ma che in Rekha iniziano a sbocciare grazie alle terapie e al percorso personalizzato.
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Il grande salto avviene con le prime forme di comunicazione.
Ann ha passato anni a occuparsi di Rekha cercando di essere non solo i suoi occhi, ma di indovinare ogni desiderio e ogni necessità semplicemente dal suo pianto, come si fa con i neonati. Fino a quando alla “Lega” non le hanno insegnato una strategia: una tazza di latte riempita a metà, dopo la quale c’era da chiedere “ancora” o “basta”. Il segno di quell'ancora” con la mano sulla spalla fatto da Rekha è rimasto nel cuore di Ann. Per la primissima volta, a 16 anni, sua figlia aveva comunicato con lei. Ora Rekha conosce e usa oltre 200 parole: un traguardo straordinario! Anche il piccolo gesto di scegliere tra televisione e musica è in realtà la perfetta e concreta rappresentazione di cosa si intende per “autodeterminazione” alla Lega del Filo d’Oro e di quanto sia importante per la qualità della vita di ogni utente.
Il grande cuore di Ann ha messo al mondo Rekha una seconda volta e con il tuo sostegno questa mamma innamorata potrà continuare ad offrire a sua figlia i migliori strumenti per crescere ed essere protagonista della sua vita.