Poter conoscere un figlio solo attraverso un abbraccio, attraverso una carezza su quel viso che si ama tanto, attraverso “gli occhi dell’amore”: è quello che è successo a Matilde, sordocieca, insegnante di judo e madre di tre figli. L’ultimo, Gabriele, è nato quando la miopia maligna che l’aveva resa ipovedente ad appena 3 anni era peggiorata così tanto da lasciarle intorno solo il buio.
Un buio popolato dall’amore dei figli più grandi Paola e Marco, un buio che non è mai stato una barriera per questa donna inarrestabile. Quando nessuno credeva che una madre cieca potesse prendersi cura di un neonato, lei ha dimostrato il contrario, crescendo Gabriele, il piccolo di casa, tra mille attenzioni.
Ma le sfide di Matilde non erano destinate a finire: perché dopo la vista ha iniziato a perdere anche l’udito.
A quel punto ha deciso di rivolgersi alla Lega del Filo d’Oro, che è diventata per lei un’altra famiglia.
Forse non tutti sanno che ogni anno accanto ai tanti bambini che arrivano al centro di Osimo per una valutazione, ci sono anche adulti, colpiti da malattie degenerative che li lasciano sordociechi, oppure anziani reduci da ischemie, incapaci di esprimersi.
Come accade per i più piccoli, anche con gli adulti l’equipe della “Lega”, dopo la diagnosi, inizia a lavorare su un percorso personalizzato, che poi viene portato avanti grazie alle Sedi territoriali, dove operatori e volontari non lasciano mai solo chi ha bisogno di aiuto, magari anche per tutelare i propri diritti.
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Matilde nonostante sia ora sordocieca non si arrende: come non si è mai arresa nemmeno nello sport, tanto da diventare istruttrice e campionessa italiana di Judo. Ha imparato la LIS tattile, il Malossi, la dattilologia, per poter comunicare con la sua famiglia e con il mondo esterno: rappresenta un esempio luminoso e straordinario di forza e determinazione, ma anche di inclusione sociale e autodeterminazione, due concetti che nella “Lega” sono fondamentali.
Qui non si permette solo alle persone sordocieche e con pluridisabilità psicosensoriali di avere gli strumenti per esprimersi: si insegna loro ad avere fiducia in sé e a capire che dentro hanno davvero tanto da dire. Il nome Matilde significa “Colei che combatte con coraggio e con forza” e non poteva essere più indovinato: e il tuo sostegno continuerà a fare la differenza nella sua vita.