Stefano ha sempre da fare: non sa stare con le mani in mano e non gli piace la solitudine. «Scusa, sto preparando l’orata al forno con le olive taggiasche e i carciofi . Potresti chiamarmi più tardi?», dice.
Ha 46 anni, è nato con una sordità congenita (ora sente grazie all’impianto cocleare) e otto anni fa ha perso completamente la vista. Sapeva fin da piccolo che la sindrome di Usher lo avrebbe portato qui: «Ma non sono uno che si piange addosso, ho sempre pensato “vado avanti”». Ha due grandi passioni: cucinare e fare sport. Atletica leggera, subacquea, vela…
Il Servizio Territoriale di Lesmo, in provincia di Monza-Brianza, lo segue dal 2017 e lo accompagna con i suoi volontari in queste attività. Con gli amici della Lega del Filo d’Oro, Stefano condivide una ricca agenda: l’incontro per conoscere le religioni del mondo, quello per “viaggiare” tra le regioni d’Italia, il laboratorio per realizzare libri tattili, il gruppo di lettura della domenica sera…
Nella sua vita quotidiana Stefano è abbastanza autonomo: sul cellulare ha un’app che legge per lui i cartelli, i documenti, le bollette e grazie al sistema di voiceover ascolta i messaggi e le email in arrivo. Ora vuole sistemare la casa in cui vive: «Era quella dei miei genitori, mancati qualche anno fa. Devo cambiare le antine dei mobili, mettendo quelle scorrevoli e acquistare un forno parlante che mi indichi a voce la temperatura e le funzioni», dice. «Con Stefano stiamo facendo un lavoro che potenzi la sua autostima», racconta Cristina Alippi, educatrice del Servizio Territoriale di Lesmo. «I progetti educativi con altre persone sordocieche lo aiutano a sentirsi parte di un gruppo e a percepirsi come una risorsa, per mettersi in gioco senza paura di sbagliare».