Le classi 4°-5°AS e 4°-5° BS dell’Istituto “Mons. A. Bello” hanno incontrato una psicologa e un'educatrice del Centro di Molfetta
Sempre bello tornare sui banchi di scuola. Soprattutto quando lo si fa per sensibilizzare i giovani, gli adulti di domani, per farli affacciare sul mondo della disabilità. La condivisione è sempre il primo passo per abbattere le barriere.
E l’incontro della scorsa settimana con le classi 4°e 5°AS, 4° e 5° BS dell’Istituto “Mons. A. Bello” di Molfetta (indirizzo Servizi per la Sanità e l’Assistenza Sociale) rappresenta proprio uno di questi passi. Uno dei tanti, visto che l’appuntamento con lo stesso Ente si ripete da anni, a testimonianza della sensibilità e dell’attenzione a certe tematiche, alle persone, tutte.
Il programma inziale, parte dell’attività formativa laboratoriale “Servizi sociali e territorio”, prevedeva una visita delle stesse classi al Centro Socio Sanitario Residenziale di Molfetta della Lega del Filo d’Oro ma la pandemia ha creato problemi anche su questo fronte. L’appuntamento è stato solo rimandato a tempi migliori ma intanto è stato rimodulato perché era importante esserci, per iniziare a seminare, nell’attesa dell’incontro “vero”.
Oltre alla presentazione istituzionale della Fondazione, alla storia della fondatrice Sabina Santilli e al racconto dell’apertura del Centro – grazie anche alla determinazione del gruppo di famiglie di Molfetta – si è parlato delle persone con sordocecità e pluriminorazione psicosensoriale, delle loro peculiarità, esigenze, dei percorsi educativo-riabilitativi costruiti su misura, per dare a chi non vede e non sente gli strumenti per uscire dall’isolamento ed entrare in relazione con il mondo esterno.
Interessanti le curiosità finali espresse dagli studenti. Tra le tante anche la domanda che è stata posta proprio ad Angela e Maddalena (rispettivamente psicologa ed educatrice della Lega del Filo d’Oro di Molfetta): “ci sono difficoltà emotive a lavorare con chi non vede e non sente e ha disabilità gravi?”. La difficoltà inziale è quasi inevitabile. Poi però si cercano informazioni e supporti per percorrere la strada migliore. Più si sa della persona – come comunica, cosa ama fare, quali tipi di comportamento mette in atto in certe situazioni, … - più si riesce ad entrare in relazione. Come in tutte le cose, la conoscenza aiuta a superare le prime barriere. Poi l’empatia, le competenze, il metodo e la passione fanno il resto.
Grazie all’Istituto “Mons. A. Bello” di Molfetta per averci accolto!