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23
June
2022

V Giornata Nazionale delle persone sordocieche (27 giugno)

Due mani sono fotografate mentre toccano una barra braille.

Lega del Filo d’Oro e Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti: “è necessario rendere più attuale la legge 107/2010 e garantire a tutte le persone con sordocecità maggiore inclusione e il pieno riconoscimento dei loro diritti”

In occasione della V Giornata Nazionale delle persone sordocieche (27 giugno), la Lega del Filo d’Oro e l’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti accendono nuovamente i riflettori sulla Legge 107/2010 “Misure per il riconoscimento dei diritti alle persone sordocieche” perché, ancora oggi, alcune incongruenze nel testo di legge assottigliano notevolmente il numero dei sordociechi che possono essere riconosciuti tali. 

Istituita nel 2018 dall’Unione Europea dei Sordociechi (EDbU), fissata per il 27 giugno e promossa in Italia dall’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti in collaborazione con la Lega del Filo d’Oro, la V Giornata Nazionale delle persone sordocieche vuole fare luce sulla condizione delle persone che vivono con questa disabilità sensoriale nel nostro Paese, al fine di garantire loro maggiore inclusione sociale, autodeterminazione e autonomia.

In Italia si stima le persone affette da problematiche legate sia alla vista che all’udito siano 189 mila[1]. Di queste, circa 108 mila sono di fatto confinate in casa, non essendo in grado di provvedere autonomamente a sé stesse a causa della comorbilità di altre forme di disabilità. A livello comunitario, con l’approvazione della Dichiarazione sui diritti delle persone sordocieche (1° aprile 2004), il Parlamento europeo ha riconosciuto la sordocecità quale disabilità distinta, invitando gli Stati membri a riconoscere la specificità di questa disabilità complessa e a garantire alle persone che ne sono colpite i diritti e le tutele normative che ne conseguono. Tali raccomandazioni hanno trovato attuazione nel nostro Paese grazie alla Legge 107/2010 “Misure per il riconoscimento dei diritti delle persone sordocieche”, che riconosce la sordocecità come disabilità specifica unica (in precedenza si riferiva alla sommatoria delle due minorazioni).

Sebbene la Legge 107/2010 rappresenti un primo, fondamentale, passo per il riconoscimento dei diritti delle persone con sordocecità, vi sono ancora alcune significative incongruenze nella formulazione del quadro normativo che lo rendono inadeguato al fine di una tutela giuridica collettiva, capace di includere tutte le persone con disabilità aggiuntive: in Italia, infatti, una persona si può definire sordocieca se oltre alla minorazione visiva – che può essere insorta durante tutto l’arco della vita – si aggiunge anche una disabilità uditiva purché la minorazione sia congenita o, se acquisita, insorga durante l’età evolutiva e sia tale da aver compromesso il normale apprendimento del linguaggio parlato. Non sono quindi considerate sordocieche le persone che, pur non vedenti, siano diventate sorde dopo il dodicesimo anno di età, o coloro che, nati senza alcuna minorazione sensoriale, siano stati colpiti da sordocecità in età successiva ai dodici anni.

Si è quindi venuto a creare un limbo normativo che di fatto esclude il riconoscimento di un numero elevato di persone con sordocecità. Risulta dunque necessario e urgente rendere la legislazione vigente più attuale, adattandola a un contesto sociale in evoluzione in cui i moderni strumenti di comunicazione e di conoscenza devono garantire un processo inclusivo, dando la possibilità a tutte le persone sordocieche di realizzare sé stesse e di accedere al mondo del lavoro.