Il diritto a una vita piena e felice, nonostante la disabilità. Fa bene a tutti esigerlo.
La sordocecità è stata riconosciuta come disabilità specifica unica (legge 107/2010) eppure, oggi, la normativa appare inadeguata al fine di una tutela giuridica collettiva che includa tutte le persone con disabilità aggiuntive.
È dunque necessario e urgente renderla più attuale, adattandola a un contesto sociale in evoluzione in cui i moderni strumenti di comunicazione e di conoscenza garantiscano un processo inclusivo, dando la possibilità a tutte le persone sordocieche di realizzare sé stesse e di vivere una vita il più possibile autonoma e autodeterminata.
Il dibattito a livello pubblico e istituzionale sui diritti delle persone sordocieche e con pluridisabilità psicosensoriali, a partire dalla piena attuazione della legge 107/2010, non è più rimandabile
Alcuni numeri
Secondo il “Nuovo studio sulla popolazione di persone sordocieche, con disabilità sensoriali e plurime in condizioni di gravità”, realizzato dall’ISTAT in collaborazione con la Lega del Filo d’Oro, si stima che oggi in Italia le persone con più di 15 anni che presentano limitazioni sensoriali gravi e plurime alla vista e all’udito sono 100mila, pari allo 0,2% della popolazione. A queste, si aggiungono altre 262mila persone (lo 0,5 della popolazione) che, oltre alle limitazioni sensoriali gravi plurime legate alla vista e all’udito, presentano contemporaneamente limitazioni di tipo motorio.
Dati importanti, che restituiscono la reale dimensione di una fascia di popolazione spesso invisibile, che rischia di essere confinata nell’isolamento imposto dalla propria disabilità e la cui cifra complessiva, stimata in 362mila persone, deve essere rivista verso l’alto in considerazione del collettivo dei minori al di sotto dei 15 anni non incluso nella rilevazione ISTAT e delle persone che oltre la minorazione sensoriale presentano anche una disabilità intellettiva.