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Competenza e affetto: così ci si prende cura di chi non vede e non sente
Provate a immaginare di essere in una stanza silenziosa, al buio e improvvisamente un’entità a voi sconosciuta cerca di farvi aprire la bocca o controllarvi le orecchie: chiunque ne sarebbe intimorito e si rifiuterebbe di collaborare. Se si tratta di bimbi poi, la situazione è ancora più complessa.
Il dott. Brozzi, Otorino del Centro di Osimo della Lega del Filo d’Oro, sa bene quanta attenzione, delicatezza ed empatia servano per avvicinarsi alle persone con sordocecità e pluridisabilità psicosensoriale e racconta la sua ricetta: via il camice, via i nervosismi e i pensieri negativi, un bel sorriso stampato sulla faccia. Così quando gli utenti arrivano e chiedono come si chiamano gli strumenti, lui glieli fai toccare, si avvicina e cerca di stabilire in ogni modo un contatto.
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“Dott. Brozzi
Alla Lega del Filo d’Oro, nel corso degli anni, ho stretto rapporti con molti genitori che alla fine mi hanno ringraziato. Sono felice di fare questo lavoro!
Il segreto resta sempre quello di mettere la competenza al primo posto: mentre spesso negli ospedali quando ci sono bambini con disabilità gravissime si ha quasi paura di fare il proprio lavoro, dare il massimo (con empatia) resta sempre la soluzione migliore.
Quest’atteggiamento non è importante solo per il bambino, ma anche per la famiglia, che si sente sollevata e senza il timore di trovarsi di fronte all’ennesima difficoltà. La Lega del Filo d’Oro è riuscita, nel corso degli anni, a prendersi cura della salute delle persone con sordocecità e pluridisabilità psicosensoriale con attenzione e meticolosità grazie al vostro sostegno: dona per non lasciare solo nessuno!