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Matteo, piccolo utente del Centro Diagnostico, ride in braccio alla sua educatrice che batte le mani e gioca con lui. L'educatrice indossa camice monouso e mascherina chirurgica
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Sosteniamo le persone sordocieche e con disabilità sensoriale e le loro famiglie.
Legadelfilodoro Nuovo Centro Nazionale Interni
Dove aiutiamo
Il nostro Centro Nazionale è a Osimo, ma ci sono altre dieci sedi in Italia.
Alberto, un utente della Lega del Filo d'Oro, e un'operatrice ridono di gusto insieme.
Come aiutiamo
Assistiamo, educhiamo, riabilitiamo chi non vede e non sente valorizzandone al massimo le potenzialità.
Andrea e Eleonora, due centralinisti della Lega del Filo d'Oro, sono fotografati mentre lavorano. Eleonora ha la cornetta del telefono appoggiata all'orecchio ed è seduta alla scrivania. Andrea sta lavorando al computer. Entrambi guardano verso la fotocamera.
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Edoardo+con+educatrice+x+lp+adotta
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60° Anniversario
60 anni non si festeggiano, si fanno. Insieme.
Una vista aerea del Centro Nazionale della Lega del Filo d'Oro di Osimo, una nuova grande casa per le persone sordocieche
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Abbiamo tanto da fare per dare un aiuto concreto a chi non vede e non sente.
Paola Rupili, utente adulta del Centro di Osimo, sorride insieme alla fisioterapista che la affianca in una sessione di idroterapia in piscina
Le nostre storie
Nessuno resta indietro, tutti hanno una storia di rinascita da raccontare.
LFO-12+Ottobre+S
Le nostre storie

Da sessant’anni sono un collezionista di attimi

È arrivato a Osimo quando aveva nove anni. Qui Fabio ha imparato tutto.

E' un custode di ricordi, Fabio.

Colleziona oggetti, manufatti, foglietti, disegni. Soprattutto fotografie. Anche se non vede, ogni volta che incontra una persona nuova gli domanda: “Possiamo scattarci una foto insieme”?
Una volta stampata, infila quell’immagine nella sua dattilobraille (in foto nel box) e pigiando i sei tasti ci scrive sopra la didascalia, per fissare il ricordo: “Io e la mia amica Sara a Osimo, nel 2023”, per esempio.

Quella fotografia così rappresenta un ricordo che ha assunto concretezza. La prende e la infila con ordine nei suoi raccoglitori. Fabio ripete questo gesto ogni volta che incontra qualcuno o qualcosa di nuovo oppure quando vive un momento che desidera ricordare. In quell’infinità di fotografie custodisce i volti di tutte le persone che ha incontrato.

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Fabio ha conosciuto la Lega del Filo d’Oro cinquantadue anni fa: era un bimbo di nove anni, sordo e ipovedente dalla nascita e con una disabilità cognitiva. Non camminava ancora. A Osimo gli operatori hanno intuito presto le sue enormi capacità
e lo hanno aiutato ad esprimerle.

A Osimo ha imparato praticamente tutto. Pur non avendo mai sentito un suono, grazie al metodo Tadoma ha iniziato a parlare appoggiando le mani sul viso dell’interlocutore e recependo quindi le informazioni dai movimenti delle labbra, dalle
vibrazioni e dall’aria emessa.
Poi è riuscito a muoversi nello spazio e a fare dei piccoli passi, appoggiandosi a un ausilio o ai fisioterapisti.
Ma soprattutto ha imparato a prendersi cura di sé, per essere autonomo.

Così, oggi, Fabio si lava e si veste da solo, si sbuccia la frutta, cucina e stira. In passato, per alcuni anni, ha vissuto con altre cinque persone sordocieche in un appartamento nel centro della città di Osimo, la Comunità Kalorama, un’esperienza di
autonomia realizzata dalla Lega del Filo d’Oro.

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Due+ospiti+adulti+nella+nuova+casa+all%27interno+del+Centro+Nazionale

Da poco si è trasferito con altri ospiti nei nuovi appartamenti del secondo lotto del Centro Nazionale. In ognuna delle 14 unità residenziali vengono accolti quattro adulti, che condividono il soggiorno e hanno ciascuno il proprio bagno.

Per Fabio la possibilità di avere “una stanza tutta per sé” è molto importante.
Oltre ad avere un ricco archivio di fotografie, ha realizzato nel tempo una sorta di vocabolario illustrato, che contiene le parole e dei modellini in 3D degli oggetti nuovi che ha conosciuto.

Fin dall’inizio, per aiutare Fabio a gestire con ordine tutti i suoi oggetti, gli operatori della Lega hanno posizionato tante etichette braille sui cassetti, sulle mensole e sugli armadi della sua stanza e degli spazi comuni, affinché lui sapesse dove riporre il materiale e dove poterlo ritrovare facilmente. In questo modo è stato costruito intorno a lui un ambiente sicuro e stimolante che ha preservato allo stesso tempo anche la sua autonomia.

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