Appena Francesco chiama “Vana”, la mamma, a Osimo chi gli sta accanto raccoglie il suo desiderio: «Facciamo immediatamente una videochiamata ed è commovente vedere la sua emozione».
Esprimere i propri bisogni e fare richieste è l’obiettivo su cui la Lega del Filo d’Oro sta lavorando: «È un grosso passaggio, che implica il fatto che ci sia sempre qualcuno pronto a raccogliere il messaggio, per questo non è mai solo».
Francesco è nato a New York nel 1974: dinanzi alla disabilità del figlio appena nato, la famiglia decide di rientrare in Italia. Già in America li indirizzano alla Lega del Filo d’Oro. «Fin dal primo istante, mi sono sentita in famiglia. La Lega del Filo d’Oro da oltre 35 anni è la nostra “coperta”: mi ha dato calore, protezione, coraggio… Perché ci vuole coraggio ad affrontare così tante porte chiuse in faccia. La Lega del Filo d’Oro ha dato alla nostra famiglia la possibilità di vivere una vita normale: da soli non ce l’avremmo fatta», sospira mamma Silvana.
Francesco da due o tre anni ha stupito tutti facendo enormi progressi nella comunicazione: «Prima era chiuso e passivo, appena lo sfioravi si ritraeva, ora è un ragazzo solare. Gli piace ascoltare le persone che chiacchierano intorno a lui, a suo modo riesce a partecipare, sa richiamare l’attenzione, è in grado di esprimere bisogni e preferenze. Adora la musica: quando vuole sentirla, attraverso uno switch la accende e canta… Ha appreso il nesso causa/ effetto e lo stesso “pulsantone” che avvia la musica ora viene utilizzato per stimolarlo a fare determinati movimenti di apertura delle braccia», racconta Silvana. «Devo dire grazie alla Lega del Filo d’Oro che è andata sempre avanti nel percorso riabilitativo, anche quando Francesco non era più un bambino.
Non hanno mai detto “più di così non potrà fare”. E hanno avuto ragione: una svolta del genere, in età adulta, dimostra che con le persone non si deve mai dire mai».
Pian piano Osimo per Francesco è diventata “casa”: «Alla Lega del Filo d’Oro mio figlio sta bene, quella ormai è la sua famiglia. Ce lo dicevamo spesso con mio marito Guido. E questo mi dà una serenità inimmaginabile».