Nel mondo si stima ci siano circa 650 milioni di persone che vivono con una o più disabilità, il 10% della popolazione mondiale.
Nel nostro Paese si stima siano 4.360.000[1], ma 1 persona su 5 dichiara di avere gravi difficoltà in almeno una attività quotidiana(dall’uso del telefono, al prendere farmaci, dal gestire le proprie risorse economiche, al prepararsi i pasti, fare la spesa o svolgere le attività domestiche). Di queste, quasi 190 mila persone non hanno in tutto o in parte la vista e l’udito. E sebbene 7 Italiani su 10sappiano che la sordocecità può presentarsi alla nascita (per infezioni in gravidanza, nascita prematura, malattie rare, ecc.) o può arrivare nel corso della vita (a causa di traumi, gravi malattie, ecc.)[2], solo 1 Italiano su 3 sa che le persone sordocieche convivono 6 volte su 10 con altre disabilità, come quella cognitiva e motoria, che possono isolarle persino dagli affetti. Ma per le persone sordocieche la pandemia di coronavirus è estremamente rischiosa, soprattutto perché rende più difficile il contatto che per loro significa la possibilità di comunicare e far valere i propri diritti.
Inoltre, la mancata piena attuazione della legge 107/2010, che riconosce la sordocecità come una disabilità unica e specifica, e il riconoscimento della Lis e della Lis Tattile, che ancora si fa attendere, escludono di fatto le persone sordocieche dalla vita quotidiana, negando loro il diritto di potersi avvalere, anche in caso di emergenza, del supporto di un interprete all’interno di un ospedale.
Le famiglie da sole stanno sopportando un enorme carico di fatica e preoccupazione e le persone e i bambini sordociechi e pluriminorati assistiti con cui sono stati avviati percorsi i riabilitativi rischiano, con il venir meno delle attività dei Centri Diurni e dell’assistenza domiciliare, di perdere i progressi raggiunti finora.
Con l’arrivo del vaccino l’auspicio è che le persone con disabilità e in particolar modo le persone sordocieche, in virtù di maggiori esigenze anche comunicativa e di inclusione, possano rientrare tra quelle fasce di popolazione fragile, dopo i medici e gli operatori sanitari e sociali, che potranno beneficiarne. Sarebbe un segno tangibile che, per una volta, non sono state dimenticate.
Il 2020 è stato un anno molto duro per tutti, a maggior ragione per le persone con disabilità e le loro famiglie, che già prima della pandemia vivevano una condizione estremamente difficile, relegate ora in un isolamento sociale, oltre che sensoriale. In occasione di questa Giornata così simbolica, soprattutto quest’anno, l’Associazione esprime tutta la vicinanza alle persone sordocieche e pluriminorate psicosensoriali e alle loro famiglie che si sono viste mancare, da un giorno all’altro, servizi assistenziali fondamentali per poter gestire nel quotidiano situazioni molto complesse.
[1] ISTAT, disabilitàincifre.it
[2] Astra Ricerche per Lega del Filo d’Oro 2019