Sono quasi vent’anni che Francesca Dati lavora alla Sede Territoriale di Napoli: è arrivata nel 2002 come assistente sociale e oggi è la referente della Sede, oltre che punto di riferimento per i volontari. Il suo approdo alla Lega del Filo d’Oro è segnato dall’aver deciso «di rimettermi in gioco a trent’anni suonati, rispolverando il mio vecchio titolo di assistente sociale».
Una svolta personale che è nata da un incontro: «All’epoca seguivo una ragazza, Angelica, come psicomotricista», racconta Dati. «La accompagnai a Osimo per un paio di giorni. Conoscevo già la “Lega”, ma lì rimasi incantata: non sembrava una struttura per sordociechi ma era un luogo bello, colorato, con una forte attenzione alla qualità della vita delle persone. Mi piacque molto anche il metodo riabilitativo. Quando seppi che a Napoli cercavano un’assistente sociale decisi di rimettermi in gioco professionalmente, perché volevo assolutamente far parte di questa realtà unica che mi aveva tanto affascinato».
Dona ora
Con il tuo aiuto, possiamo fare ancora molto per tante persone con sordocecità.
Grazie a te potranno andare oltre il buio e il silenzio.
Attraverso donazioni ricorrenti, riusciamo a garantire servizi, assistenza e aiuti a un numero sempre maggiore di persone con sordocecità e pluridisabilità psicosensoriale e alle loro famiglie.
A Napoli la Lega del Filo d’Oro aveva aperto la Sede Territoriale nel 1996: «Al momento seguiamo 170 famiglie, siamo in sei colleghi e tra noi ci supportiamo tantissimo a vicenda, favorendo così una modalità di lavoro molto bella. Possiamo contare su 36 volontari, più due giovani in servizio civile» spiega.
Proprio i volontari, dice, «sono il nostro cuore pulsante, anche se in questo periodo la loro dedizione è stata limitata dalle regole per il contenimento del virus. Un gruppo di loro ha garantito una chiamata quotidiana alle famiglie, altri hanno messo in piedi un laboratorio di favole personalizzate: i ragazzi sono stati felicissimi. Anche noi abbiamo mantenuto sempre il contatto, ma siamo i professionisti: i volontari invece hanno messo in campo l’empatia».