Mesi frenetici. Con il peso della «responsabilità di garantire la sicurezza di tutti, ospiti e operatori». E la paura, «perché non è scontato che vada tutto bene». Ma con «la passione di sempre: è stato emozionante vedere Mirko abituarsi a indossare la mascherina e sorridere con gli occhi dietro di essa». I primi tre mesi dell’emergenza Coronavirus, Cecilia Maria Vigo – Medico e Direttore Sanitario del Centro di Osimo – li sintetizza così. Lei è alla Lega del Filo d’Oro da vent’anni: «ho iniziato a lavorare con la disabilità subito dopo la specializzazione e un Centro come quello della “Lega” l’ho sentito subito come la strada più adatta a me», racconta. Una scelta di cui ha riscoperto le motivazioni profonde anche in questi mesi difficili: «Sto con la “Lega” perché in una situazione di emergenza il lavoro di gruppo e il confronto con i colleghi è fondamentale. Qui non è mai mancato», dice.
Studiare le direttive e le procedure, fare sintesi, definire le risposte per farsi trovare pronti. «Abbiamo aumentato il distanziamento sociale degli ospiti grazie agli spazi ampi del nuovo Centro Nazionale, utilizzando anche gli appartamenti destinati alle famiglie in trattamento a termine, temporaneamente sospesi», spiega Vigo.
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Il personale è stato dotato di dispositivi di protezione individuale: mascherine, guanti, più di recente anche il camice monouso. Nella zona destinata ai sospetti Covid-19 si indossano anche tuta, calzari e occhiali. «La palazzina che nella vecchia sede ospitava il Centro Diagnostico è stata attrezzata come “area Covid”, e ha accolto sei persone con sintomi sospetti. Tutti erano negativi al tampone, ma sono stati subito trasferiti in camera singola e seguiti da personale dedicato». Ora si lavora per far tornare le famiglie: «Vorremmo fare il prima possibile, ma in sicurezza per tutti».