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Matteo, piccolo utente del Centro Diagnostico, ride in braccio alla sua educatrice che batte le mani e gioca con lui. L'educatrice indossa camice monouso e mascherina chirurgica
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Sosteniamo le persone sordocieche e con disabilità sensoriale e le loro famiglie.
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Il nostro Centro Nazionale è a Osimo, ma ci sono altre dieci sedi in Italia.
Alberto, un utente della Lega del Filo d'Oro, e un'operatrice ridono di gusto insieme.
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Assistiamo, educhiamo, riabilitiamo chi non vede e non sente valorizzandone al massimo le potenzialità.
Andrea e Eleonora, due centralinisti della Lega del Filo d'Oro, sono fotografati mentre lavorano. Eleonora ha la cornetta del telefono appoggiata all'orecchio ed è seduta alla scrivania. Andrea sta lavorando al computer. Entrambi guardano verso la fotocamera.
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Primo piano di Leonardo, bambino con sindrome di Charge, protagonista dello spot per la campagna della donazioni regolari
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60° Anniversario
60 anni non si festeggiano, si fanno. Insieme.
Una vista aerea del Centro Nazionale della Lega del Filo d'Oro di Osimo, una nuova grande casa per le persone sordocieche
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Paola Rupili, utente adulta del Centro di Osimo, sorride insieme alla fisioterapista che la affianca in una sessione di idroterapia in piscina
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Nessuno resta indietro, tutti hanno una storia di rinascita da raccontare.
Alberto, utente adulto del Centro di Osimo, ride divertito insieme alla fisioterapista. Foto di profilo dei due faccia a faccia
Le nostre storie

Gianfranco, una vita dedicata al figlio Alberto

Gianfranco non ha mai smesso di impegnarsi per dare ad Alberto tutte le opportunità a cui aveva diritto. Ora che Alberto è grande, pensa al futuro.

“Sono innamorato di mio figlio”. Se le vite avessero un titolo, questo apparterrebbe a Gianfranco, il papà di Alberto. Un padre che insieme alla moglie Daniela ha preso in mano il timone della vita del figlio colpito da una grave meningite virale a pochi mesi e ha cercato di condurlo verso un mare meno agitato. Alberto è un bambino sordocieco e affronta sessanta operazioni in sette anni: è difficile immaginare cosa può esserci nel cuore di un papà che per sessanta volte in pochi anni si ferma fuori dalla sala operatoria, senza sapere che ne sarà di suo figlio.

Eppure Alberto, circondando dall’amore e dall’attenzione dei genitori e della sorella Franca, sopravvive e cresce. Ma serve qualcosa in più, qualcosa che permetta a tutti di aiutare il bambino a sviluppare una strategia, che lo aiuti a comunicare e relazionarsi con il mondo.

Gianfranco e Daniela prendono la famiglia e la portano a Osimo (loro che sono originari dell’Isola dell’Elba e senza “lo scoglio” si sentono persi) per andare nella casa della Lega del Filo d’Oro. Nel 1982, con il cuore pesante, con la sensazione di non sapere se quella fosse la strada giusta per aprire un varco nel buio e nel silenzio che tenevano stretti Alberto, ne varcano le porte.

Foto della famiglia Vegliò: Alberto, utente adulto del Centro di Osimo, è seduto in poltrona e tiene le mani della sorella. Alle loro spalle, in piedi, i genitori. Tutti sorridono alla fotocamera
Papà Gianfranco

Arrivi con il cuore pesante, dopo aver tentato strade che si sono rivelate chiuse e capisci che questo è il luogo dove puoi trovare aiuto.

Prima una visita, poi un soggiorno più lungo, infine osimani di adozione. 

E lì, questo papà volitivo e testardo, scopre che il suo Alberto viene visto in maniera differente: non più cartella clinica ma persona. Non più “cosa non riesce a fare” ma “cosa può riuscire a fare”. Qui impara che gli obbiettivi si raggiungono tentando tante strade diverse, facendo esperimenti, lavorando con esercizi di cui a distanza di tanti anni conserva ancora i quaderni.

Il lavoro di Gianfranco dà lo spunto per inventare il primo calendario tattile creato alla Lega. Lui è un marittimo e trascorre lontano da casa 15 giorni al mese ed è praticamente impossibile trasmettere ad Alberto la percezione del fatto che il papà va, ma poi ritorna.  Ma il calendario risolve questo problema: quindici barchette in compensato e quindici casette, per misurare il tempo che papà passava in mare.

La vita di Alberto e della sua famiglia, un passo dopo l’altro, si affianca a quella della “Lega”. Lui diventa il protagonista del primo spot televisivo. E papà Gianfranco diventa la voce di Alberto al Maurizio Costanzo Show, da Mike Bongiorno, per chiedere a tutta l’Italia di continuare a sostenere i programmi che stavano trasformando la vita di Alberto e di tanti altri.

E confessa che alla “Lega” si aiutano non solo i ragazzi, ma l’intera famiglia, anche se sembra impossibile da credere.

 

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Nel frattempo Alberto è cresciuto e un altro pensiero accompagna Gianfranco: “il dopo di noi” il sapere che, dopo di lui, dopo mamma Daniela, ci saranno altre persone “innamorate” e pronte a continuare a prendersi cura di suo figlio. Ed è consapevole che ci sei tu, che hai camminato accanto ad Alberto per tutti questi anni e non lo lascerai solo.

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