La III Giornata Nazionale delle persone sordocieche, promossa in Italia dall’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti e dalla Lega del Filo d’Oro, vuole fare luce sulla condizione delle persone che vivono con questa disabilità sensoriale nel nostro Paese, al fine di garantire loro maggiore inclusione sociale, autodeterminazione e autonomia.
Per questo, alla vigilia del 27 giugno, UICI e Lega del Filo d’Oro hanno organizzato un evento digitale, trasmesso in diretta sulle pagine Facebook delle due Associazioni, a cui hanno preso parte Mario Barbuto, Presidente dell’UICI, Rossano Bartoli, Presidente della Lega del Filo d’Oro, Angelina Pimpinella, coordinatrice della Commissione Pluridisabilità dell’UICI e Francesco Mercurio, presidente del Comitato delle Persone Sordocieche della Lega del Filo d’Oro.
La Conferenza stampa è stata arricchita poi dalle testimonianze di alcuni volontari e di un genitore membro del Comitato dei Familiari della Lega del Filo d’Oro.
L’obiettivo è stato portare all’attenzione del dibattito pubblico e istituzionale le istanze delle persone con sordocecità e delle loro famiglie, in particolare, tutti quei bisogni che tuttora non trovano ancora oggi risposte e tutela adeguate, soprattutto alla luce della grave emergenza sanitaria ancora in corso, che ha imposto loro una condizione di totale isolamento dalla realtà. Perché le persone sordocieche utilizzano prevalentemente il tatto per comunicare e conoscere l’ambiente circostante, e in un momento in cui la raccomandazione è ancora quella di mantenere la distanza di sicurezza, questo rappresenta per loro e le loro famiglie un ulteriore, enorme, ostacolo.
Secondo un recente studio condotto dall’ISTAT in collaborazione con la Lega del Filo d’Oro, si stima che oggi in Italia le persone affette da problematiche legate sia alla vista che all’udito siano 189 mila. Circa 108 mila persone sono di fatto confinate in casa, non essendo in grado di provvedere autonomamente a sé stesse a causa di altre gravi forme di disabilità che spesso si aggiungono ai problemi di vista e udito. Secondo lo scenario emerso dallo studio, infatti, il 64,8% delle persone sordocieche è donna, mentre l’87,9% ha più di 65 anni. Il 31,2% vive nelle regioni del Nord, il 30,6% vive in quelle del Sud, il 21,4% nel Centro e il 16,8% nelle Isole.
Se questo è stato per tutti un momento molto duro, sono le persone che già prima della pandemia vivevano una condizione estremamente difficile, quelle che non devono essere dimenticate e lasciate indietro. È importante ribadire che alle persone sordocieche servono risposte concrete, che partano innanzitutto dal diritto all’inclusione. La piena attuazione della legge 107/2010 che riconosce la sordocecità come una disabilità unica e specifica e il riconoscimento della Lis e della Lis Tattile, che permetterebbe loro di abbattere le barriere della comunicazione anche in condizioni di emergenza, potrebbero agevolare questo processo, rappresentando un punto di partenza decisivo.