Le testimonianze di Francesco Mercurio, Presidente del Comitato delle persone sordocieche e di Daniele Orlandini, Presidente del Comitato dei familiari, in occasione della Giornata Internazionale della Disabilità
“Questa importante Giornata ci permette di ricordare al mondo che esistiamo anche noi, con i nostri diritti, i nostri bisogni, e ci consente di fare un bilancio nei vari paesi sulle condizioni di vita garantite alle persone con disabilità: in Italia, spiace dirlo, il bilancio è ancora negativo. Nel nostro Paese, nonostante siano trascorsi 13 anni dalla ratifica della Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, le concezioni sanitarie (che riducono la disabilità a una questione medica cui associare una risposta standard, quali l’handicap e l’invalidità) sono ancora dominanti nel panorama culturale e legislativo – dichiara Francesco Mercurio, Presidente del Comitato delle persone sordocieche della Lega del Filo d’Oro – Quella che sembra una disputa tra esperti, in realtà, ha gravi ripercussioni sulla vita quotidiana di milioni di persone, che ricevono dallo Stato risposte inappropriate e insufficienti alle proprie legittime rivendicazioni. In particolare, la popolazione sordocieca, nonostante l’entrata in vigore della legge n. 107/2010, non trova un reale riconoscimento. Inoltre, la legge delega sulla disabilità permane ferma ai box, per cui c’è ancora tanto da fare. Mi appello quindi alle nostre Istituzioni, affinché si impegnino a garantire la piena attuazione della Convenzione ONU e un reale riconoscimento della specificità di una disabilità complessa come la sordocecità”.
“Quelli dei nostri figli sono bisogni complessi, per il cui soddisfacimento non si può non tener conto della specifica condizione dell’individuo con sordocecità, che sempre più frequentemente presenta anche altre forme di disabilità. Eppure, a distanza di oltre 12 anni dall’entrata in vigore la legge 107/2010, ci ritroviamo in un limbo normativo che di fatto esclude il riconoscimento di un numero elevato di persone sordocieche - spiega Daniele Orlandini, Presidente del Comitato dei familiari della Lega del Filo d’Oro – Purtroppo anche la legge 112/2016, comunemente detta “dopo di noi”, rappresenta uno strumento di efficacia parziale perché si propone di favorire progetti di vita autonoma, che per le persone con disabilità complesse sono molto difficili da strutturare. Chiediamo quindi alle Istituzioni che la Lega del Filo d’Oro non rimanga per noi famiglie il miraggio, ma che si faccia tesoro dell’esperienza maturata in quasi sessant’anni di attività affinché questo patrimonio possa esser messo a fattor comune di altre realtà frequentate a livello territoriale dai nostri figli (Centri Diurni e Centri Socio Educativi), in modo tale da cooperare e garantire competenze più appropriate. Il benessere futuro al quale si auspica è ovviamente una condizione ottimale che tiene conto non solo dello stato fisico ma anche mentale e sociale di questi ragazzi per i quali si vorrebbe che “da grandi” fossero innanzitutto persone felici. Di conseguenza lo saremmo anche tutti noi”.